REGIONE PIEMONTE CITTÀ DI TORINO FONDAZIONE CRT L’UOVO DI STRUZZO TORINO TORO ASSICURAZIONI GOLD italia s.p.a.
I SIMULACRI DEL QUOTIDIANO A CURA DI TIZIANA CONTI Torino 2006
DIREZIONE MOSTRA KETTY CACCIABUE caterina.cacciabue@fastwebnet.it
artists: Clara Brasca lives and works in Milano Giulia Caira lives and works in Torino Gianni Caruso lives and works in Pieve di Teco (IM) and Torino Dario Ghibaudo lives and works in Milano Mauro Ghiglione lives and works in Genova Carlo Gloria lives and works in Torino Margot Quan Knight lives and works in Seattle (Usa) Claudio Rotta Loria lives and works in Banchette (To) Giovanna Torresin lives and works in Lomagna (LC)
TESTI
I SIMULACRI DEL QUOTIDIANO
La vita si svolge sempre in un tumulto senza coesione apparente, ma essa non trova la sua grandezza e la sua realtà che nell’estasi e nell’amore estatico. Georges Bataille
La simulazione è padrona, e rimane solo quella riabilitazione fantasmatica e in forma di parodia, di tutti i referenti perduti, che è la nostalgia. Jean Baudrillard
L’estasi di cui parla Bataille e la simulazione che Baudrillard pone a fondamento delle sue considerazioni sull’esistenza sono due aspetti ricorrenti nella realtà contemporanea. L’estasi si identifica con l’ebbrezza dionisiaca alla quale allude anche Friedrich Nietzsche: una sorta di caos irrazionale nel quale l’uomo precipita con il groviglio delle sue incontrollate pulsioni, assaporando l’ “eterno ritorno del sempre uguale”. La simulazione è la conseguenza inevitabile dell’asservimento ad assillanti rituali quotidiani ai quali è diventato difficile sottrarsi. Esiste un limite che consenta di separare rappresentazione e verità o l’esistenza si gioca su uno scenario nel quale ogni cosa è precostituita, è orchestrata sulla base del paradosso? Con grande capacità visionaria Friedrich Durrenmatt, nel prologo del racconto La panne, afferma che “la nostra strada passa per un mondo di contrattempi, e sui bordi polverosi, accanto ai cartelloni che pubblicizzano le scarpe Bally, le Studebaker, un gelato, si colgono ancora storie possibili: l’umanità che traspare da una faccia dozzinale, una disdetta che assume dimensioni universali, il palesarsi di giudizi e giustizia, forse anche di pietà, captata per caso, riflessa dal monocolo di un ubriaco”. Se l’esistenza offre dunque possibilità, esse sono in ogni modo distorte da una visione parziale, che non consente di mettere a fuoco altro che frammenti sparsi. Tendenze sociali e tecnologiche tendono a ri-costruire l’io secondo nuovi e sofisticati modelli, nei quali la naturalità è soppiantata dall’artificio, da un controllo totale delle tecniche più perfette e raffinate. Se da un lato tutto questo induce ad una sindrome di onnipotenza, su un altro piano costringe l’uomo a confrontarsi con un mondo di “fantasmi”, inquieti, perturbanti, devianti. Proviamo a evidenziarne alcuni. La reificazione degli oggetti, ai quali risulta impossibile attribuire una connotazione precisa. La mercificazione e il feticcio. L’ipercomunicazione massmediale. Le informazioni distorte. La perdita di identità all’interno di una dimensione metropolitana estraniante. L’assenza di una memoria storica. La perdita di consapevolezza dei limiti. Il prevalere della statistica sui contenuti. La mancanza di un’interfaccia comunicativa. La crisi dell’intuizione. La pianificazione di ogni realtà. La nostra cultura, afferma Peter Halley, si è adoperata “per trasformare la vita in un gelido, interminabile simulacro di se stessa”, una storia costruita su idoli, false immagini e credenze che hanno fatto della vita un labirinto, nel quale l’uomo incontra – è nuovamente Bataille a parlare – “una vasta incoerenza”. La mostra getta uno sguardo su queste problematiche attraverso diversi media espressivi. Le figure femminili di Clara Brasca hanno un’apparenza atarassica, sembrano inscalfibili dallo spazio e dal tempo. Ma il loro sguardo è statico, perso in un vacuum dal quale sembra difficile riemergere.Quello di Giulia Caira è un viaggio alla ricerca di sè, che passa attraverso la scomposizione degli stati di coscienza messi a nudo mediante atteggiamenti provocatori volti ad ostentare la fisicità del corpo. Gianni Caruso trova le forze motrici che danno fondamento all’esistenza nella memoria personale che si fonde con quella storica e nella pluralità delle esperienze culturali. Dario Ghibaudo costruisce il suo “ museo di storia innaturale”, popolato da strani personaggi, come un mondo parallelo rispetto alla realtà, ma assolutamente vero. Mauro Ghiglione indaga in modo provocatorio problematiche universali quali l’anoressia, la fame, l’urlo silenzioso dell’uomo oppresso, gravato dall’angoscia. Carlo Gloria porta alla ribalta soggetti sottratti al contesto di ogni giorno, talora deformati, talaltra in gruppo, in movimento veloce, quasi a voler sfidare la noia della ripetizione. Margot Quan Knight si insinua con l’obiettivo fotografico nel mondo pubblicitario, tra messaggi fuorvianti, insistendo sui particolari, che acquisiscono sempre valenze simboliche. Claudio Rotta Loria guarda con estrema attenzione alle sinergie tra opera e spazio, catturando le inferenze, anche minime, che segnano la vita sociale e politica, palesando il procedere processuale dell’esistenza. Giovanna Torresin indaga con tono autobiografico sul corpo, realtà limite ostentata e spettacolare: oggetto- feticcio, “luogo” rituale.
In tutti gli artisti è ben presente l’idea della frammentazione della realtà, laddove diventano fondamentali il dettaglio, la commistione dei generi, l’assenza di esemplarità, la valenza del linguaggio, le connessioni tra esperienza e modi della rappresentazione, all’interno di un contesto storico ben preciso. I loro percorsi sono in grado di restituirci una pluralità di situazioni “allargate”, tenendo ben presente che ogni arricchimento dell’orizzonte culturale è anche e prima di tutto autochiarificazione.
Tiziana Conti Torino, giugno 2006.
EVERYDAY SIMULACRA
The Everyday Simulacra about which Jean Baudrillard speaks and the simulation which is fundamental in Georges Bataille’s theory are two recurrent aspects in the contemporary world. Ecstasy identifies itself with the Dionysian rapture about which Friedrich Nietzsche speaks: a kind of an irrational chaos into which man falls with the knot of his uncontrolled pulsions, savouring the “eternal return”. Simulation is the inevitable consequence of the man’s enslavement to some harassing rituals, which it is difficult to escape. Does a limit exist that permits to separate representation from truth or is existence a scenery where everything is arranged or is decided on the basis of paradox? Friedrich Durrenmatt’s works have a notable visionary quality. In the prologue to his tale “Die Panne” he says: “Our way goes on in a world characterised by contretemps. On its borders, close to the posters that publicize the shoes Balley, the Studebaker, an ice, one can find some possible stories: the humanity on a common face, a bad luck with a universal importance, the manifestation of judgment and justice, maybe also of pity, by chance, reflected by the monocle of a drunken man”. Life offers some possibilities, but everything is sprained by a partial vision, that permits only to focus some lose details. The social and the technological tendencies build the ego according to some new sophisticated models: nature is supplanted by artifice, that controls everything through the most refined and perfect technics. All this brings to an omnipotence syndrome and forces man to face a world of phantoms, disquieting, perturbing, deviant. We can try to highlight some of them: the object reification. The impossibility of a precise connotation. The fetishes. The media communication. The distorted information. The lack of identity in a metropolitan alienated dimension. The loss of the historical memory. The absence of the limits consciousness. The predominance of the statistics over the contents. The lack of a communication interface. The intuition crisis. The planning of reality. Peter Halley affirms that our culture transformed life into a freezing, endless simulacrum of the self, a story built on idols, belief and false images, so that existence became a labyrinth, where man meets – as Bataille says – a wide incoherence. The exhibition Everyday Simulacra looks into these themes through many arts media. The female figures by Clara Brasca have a seraphic look, seem to be intangible by space and time. But their eyes are static, lost into a “vacuum” of which it is difficult to come out. Giulia Caira goes in search of herself through the decomposition of the states of conscience, pointed out by some provoking attitudes which display ostentatiously the body materiality. Gianni Caruso’s research finds its drive force -that gives life its substance - in the amalgam between his subjective memory and the historical one and in the variety of his cultural experiences. Dario Ghibaudo populates his “unnatural historical museum” with many “characters”, a world which is parallel to reality, but quite true. Mauro Ghiglione analyzes in a provoking way some universal problems such as anorexia, hunger, the silent cry of the oppressed man.Carlo Gloria emphasizes the everyday man, at times deformed, at times groups of men – and also totem houses - : all move quickly as if one would challenge tediousness. Margot Quan Knight enters the advertising world, among its misleading messages and underlines the details which always have a symbolic value. Claudio Rotta Loria looks at the synergiy between work and space and involves the inferences which influence the political and the social life: he reveals existence as a process. Giovanna Torresin considers the body from an autobiographical point of view, as a limit reality - displayed and spectacular - a fetish, a ritual object.
A ll artists think that today reality is fragmentary: it offers many details, the languages hybridization, the exemplariness absence, the connection between experience and representation, in a precise historical context. The artists’ research show that the cultural horizon can be explored only if one can at first clarify oneself. Tiziana Conti Torino June 2006
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